Il Welfare riletto secondo i nuovi bisogni e le tecnologie più avanzate

Il contributo della vicepresidente Anna Fasoli in vista del Convegno "Nuovi scenari di welfare" che celebra il XLVI Congresso Nazionale UEA | Matera 28-29 giugno 2019 (clicca qui per il programma)

Polifonia in chiave assicurativa tra i sassi di Matera. Il Welfare riletto secondo i nuovi bisogni e le tecnologie più avanzate


Lo stiamo aspettando da un po', questo momento. E lo stiamo aspettando perché sarà intenso, ricco, dotto, stimolante, fonte di riflessione e dibattito, per la scelta di accogliere all'interno del calendario una polifonia, di punti d'osservazione e approcci. Polifonia, proprio nel suo senso etimologico, di "unione di più voci ciascuna delle quali svolge un proprio disegno melodico", anche se, qui, la melodia sarà un mix ben calibrato di innovazione tecnologica in ambito medico e orientamento sociologico nelle scelte, con risposte che provengano però anche dal comparto assicurativo inteso in senso stretto.Perché qui l'assicurativo ha molto da dire e moltissimo da fare.

Se è vero che dopo la spinta fiscale della legge di Stabilità del 2016 il welfare ha preso sempre più spazio nelle aziende, questo ha avuto al contempo come effetto di incentivare la diffusione di un lessico oltre che di un concetto che ha progressivamente assunto confini concreti e tangibili.
Ciò ha consentito, nel giro di questi anni, di implementare gli strumenti per realizzare politiche che agevolassero i lavoratori, ma anche le loro famiglie e dunque tutto il tessuto sociale connesso. Così dal tema della salute, prima inteso come assenza di malattia, si è velocemente progrediti verso una consapevolezza dell'importanza della prevenzione e del ben-essere, resi più vicini grazie alla contrattazione collettiva. Si è anche ottenuto un ulteriore scatto in avanti, ossia la reale applicazione di un welfare, non inteso come la trasformazione del premio in beni e servizi, bensì come cultura, un welfare applicato tout court e previsto dalla contrattazione collettiva, ma anche da un regolamento aziendale, vantaggioso perché non assoggettato a imposta o contribuzione.
Passi normativi che hanno reso fertile il terreno per fare proposte, e migliorale di continuo, anche da parte di quei soggetti per vocazione più orientati ad occuparsi di tali settori, ovvero le compagnie assicurative.

Di questo parleremo a Matera. Con attenzione particolare alla sanità, a quel tassello tanto pragmatico, quanto metafisico che ci accompagna ogni giorno. Perché è sulla salute che giochiamo buona parte della nostra idea di futuro.
Come ho già avuto modo di sottolineare da queste stesse pagine, a fronte di una contrazione spaventosa della capacità assistenziale del sistema sanitario nazionale negli ultimi dieci anni molte delle cure private cui hanno fatto ricorso i cittadini italiani, sono state pagate di tasca propria. Insomma solo il 13% dell'intera cifra è stata intermediata.
Ciò significa che l'87% di questa cifra è stato pagato di tasca propria, perché assente unaforma di sanità integrativa. Leggi: una copertura assicurativa privata.
Quest'area "grigia" impone a noi assicuratori di concentrare meglio le nostre forze e stimolare l'impiego di strumenti e linguaggi più agili per scuotere lo stato dei fatti.
Perché la spesa pubblica, è un dato di fatto, di più non offrirà.
Per contro, sempre più invoglianti si dimostreranno gli strumenti di salvaguardia della salute alla luce di un investimento che va aumentando, anche da parte delle compagnie, per le innovazioni tecnologiche, davvero "futuristiche", cui stiamo assistendo. Un'implementazione che avanza cavalcando, letteralmente, grazie a quel circolo virtuoso che si è innescato sui risultati, vale a dire sull'efficacia di molti di questi nuovi dispositivi e procedure mediche, che stanno agevolando la realizzazione di una medicina personalizzata e sempre più predittiva.

In particolate, l'utilizzo di modelli poligenici di rischio rende più accurata e confermabile la possibilità e l'accuratezza di rilevare la possibilità di un individuo di ammalarsi, così approntando le cure per tempo.
Insomma ci muoviamo in uno scenario di prospettiva ma estremamente vero, già presente. E questo rafforza il legame di fiducia.
Quanto allo scenario, poi, alla città, è evidente, l'incanto la attraversa e pervade. Un incanto che non resta però allo stato impalpabile della poesia. Qui si fa pietra, invece. La materia di Matera, appunto. Concreta, forte. Così simile a quella di cui anche noi abbiamo bisogno per collegare tra loro le sfide che abbiamo incominciato. A formare quell'arco, sospeso, che è un ponte. Quel ponte di cui parla Italo Calvino ne Le città incantate, quando mette in bocca al Kublai Kan la domanda: «-Ma qual è la pietra che sostiene il ponte?» e Marco Polo risponde: «-Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, […] ma dalla linea dell'arco che esse formano». Né vale la risposta del monarca: «È solo dell'arco che m'importa». Perché, come giustamente sottolinea Marco Polo: «-Senza pietre non c'è arco».

E noi, a Matera, di pietre in senso metaforico ne poseremo moltissime.
Buon lavoro a tutti!
 
Anna Fasoli
Vicepresidente UEA

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